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sabato 10 settembre 2011

Contrasti...


Nel canto XII dell'opera più famosa di Tasso, la Gerusalemme liberata, si legge della vicenda di Tancredi che si imbatte con un guerriero, vincendolo. Il guerriero chiede di essere battezzato: al momento in cui Tancredi, valoroso eroe cristiano, toglie l'elmo allo sconosciuto, improvvisamente scopre di aver ucciso (inconsapevolmente) la sua amata Clorinda, eroina saracena.
E ben la vita sua sdegnosa e schiva,
spezzando a forza il suo ritegno frale,
la bella anima sciolta, al fin seguiva,
che poco innanzi a lei spiegava l'ale;
ma quivi stuol de' Franchi a caso arriva,
cui trae bisogno d'acqua o d'altro tale,
e con la donna il cavalier ne porta
in sè mal vivo e morto in lei ch'è morta.

I cristiani contro i saraceni. La morte contro l'amore. La guerra contro la vita. Contrasti.
Non farnetico, oggi, no. Ma vi voglio rendere partecipi di una strana vicenda: come si può uccidere chi si ama? Eppure, è possibile, forse non in maniera così cruenta e tragica, ma la questione è attuale più di quanto pensiamo. Amiamo la nostra famiglia, ma siamo capaci di distruggere i loro insegnamenti andandocene via di casa. Amiamo il nostro uomo, ma lo tradiamo con un altro più bello. Amiamo il nostro lavoro, ma finiamo per accettare un incarico che ci offre più profitto. Una vita di contrasti e contraddizioni, che a leggerli così, sembrerebbero lo specchio della vita di una delle persone più insulse del mondo, eppure siamo in tanti. Non ci sembri strano questo discorso, ma vicino. Clorinda, era una saracena, Tancredi, un cristiano: non sarebbero mai potuti stare insieme per i loro contrasti esterni, eppure si amavano, ma la storia li ha vinti, e li ha condotti ad una morte; corporale per l'eroina, spirituale per l'amato. E si passa dalla tragedia alla malinconia. Inconsapevolmente, offriamo durante la giornate occasioni innumerevoli per uccidere ciò che amiamo. Con rabbia e con decisione ci ostiniamo a continuare su questa strada. Questo stato di incoscienza, che si identifica nel sarcastico "non lo sapevo", si insidia nei meandri più oscuri della nostra anima, e si ripresenta alla prima occasione utile, pronto a ferire di nuovo. E' come se avessimo una saetta pronta a sfrecciarla ogni qual volta vogliamo vedere chi amiamo, soffrire. La sofferenza irrimediabilmente ci apre la strada ad un sinistro piacere, che poi svanisce nel momento di più lucida razionalità, quando, davanti allo specchio, non facciamo che ripeterci "mi faccio schifo". Se conoscete chi ama in maniera disinteressata e non fa mai del male, anche inconsapevolmente, battete un colpo. Io non arrivo a crederci ancora.

AUF WIEDERSEHEN

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